Confuso con lo scorrere dell’acqua, il rumore dei nostri passi quasi scompare quando attraversiamo il ponte medievale che ci avvicina al centro di Apecchio.
Esso torna ad accompagnarci, ora squillante e distinto, mentre calpestiamo il selciato orlato di aiuole fiorite, diretti alla grande Torre d’ingresso, imponente e severa, vedetta ineludibile durante i bellicosi secoli medievali.
Al servizio dei conti Ubaldini della Carda, storici signori di Apecchio, la Torre reca ancora la loro effigie, una testa di cervo, animale tra i più nobili e regali, sormontata da una stella. Smessi gli scopi difensivi, quella che oggi è divenuta la Torre dell’Orologio, chiamata affettuosamente “el Campanon” dagli abitanti che continuano ad attraversarla, è pronta ad accoglierci ad Apecchio.
Un luogo unico, crocevia tra Marche, Umbria e Toscana, terre diverse che qui si incontrano in una sintesi stupenda, tutte riconoscibili dalla cima dell’altro grande guardiano della città, il Monte Nerone, dove la vista arriva ad abbracciare perfino il mare.
Come tutti i punti di confine, Apecchio è stato ricettacolo di tradizioni e culture diverse, accolte e integrate in armonia, di cui meravigliose testimonianze artistiche e culturali, alcune delle quali da record, ci aspettano.