Ci sono porte particolari, che se attraversate introducono in luoghi straordinari. Gradara è una di queste: borgo di confine a pochi passi dalla Romagna, immerso nelle colline ma vicino al mare, apre da secoli i battenti da nord per entrare nelle Marche; ma è anche un ingresso magico, che non dà solo in un altro spazio, ma anche in un altro tempo.
Quando si varca la porta dell’orologio, ingresso principale al Castello, sembra infatti che le lancette dei due grandi quadranti posti in cima alla torre comincino a ruotare frenetiche all’indietro, catapultando nel passato. Ci si trova di fronte la via principale, che sembra riecheggiare ancora lo scalpiccio dei cavalli, che si stende ripida fino alla Rocca abitata un tempo da ricchi signori e valenti soldati, da giovani e nobili dame, che si struggevano in amori tragici, materia di poesie immortali.
Ai lati della via, agli angoli degli stretti vicoli a spina di pesce, le botteghe con le loro tradizionali ceramiche e le osterie che ancora oggi cucinano con dedizione usando i prodotti che la vita rurale fuori dalle imponenti mura offre, confondono la percezione del tempo.
Una barriera, quella tra passato e presente, resa labile anche e soprattutto dagli abitanti di Gradara, che sentono più che mai loro un passato leggendario, che rivive negli abiti storici indossati nei continui spettacoli rievocativi che animano la vita del paese.
Un borgo che racchiude in sé l’anima di una fetta di storia, tanto da valergli il titolo di “Borgo dei Borghi” 2018.